Le ripercussioni e gli effetti della crisi internazionale su Cuba

La testimonianza di Gioia Minuti

Torino, 1° febbraio 2023

 

 

Mercoledì sera 1° febbraio si è svolto, presso il Circolo “La Cricca”, un incontro molto interessante: è venuta nuovamente a trovarci Gioia Minuti, direttrice della sezione italiana del Granma, organo del Partito Comunista Cubano, per aggiornarci sulla situazione di Cuba. L’ultima volta che incontrammo Gioia fu nell’estate del 2019 e, da allora, tantissime cose sono accadute a Cuba e nel mondo, e molte hanno influito pesantemente sulla vita di tutti i giorni nell’isola, ma anche sugli equilibri dell’intero Pianeta.

Gli aspetti da prendere in considerazione per fare un’analisi attenta e accurata sono tantissimi, e certo non può bastare una serata per tracciare un quadro esauriente, ma tra le missioni a più alta priorità del CIVG la raccolta di informazioni da fonti quanto più vicine possibile ai fatti è sicuramente la più importante: è il primo passo per superare le narrazioni semplicistiche e superficiali dettate dall’agenda dell’imperialismo e del globalismo, e Gioia ha le qualità giuste per parlare di cose concrete, spesso più utili dei grandi teoremi per dimostrare la realtà dei fatti.

Cuba ci interessa tantissimo: prima di tutto perché continua ad essere oggetto delle “morbose attenzioni” della potenza più ingombrante e arrogante del mondo, emblematiche della sopraffazione con cui questa vorrebbe dominare e sgominare qualsiasi logica di multipolarismo; poi perché è una realtà “resistente”, determinata a conservare una lettura autonoma e indipendente della Storia e dei fenomeni locali e mondiali, ostinata nell’opera di riportare l’uomo al centro di ogni dibattito dove invece, in occidente, è stato sistematicamente sostituito con l’opportunismo. Sarà anche banale, ma è sempre utile ricordarlo.

 

 

 

Di fronte ad ogni avvenimento di qualsiasi dimensione e portata, infatti, cercare sui media latinoamericani il punto di vista di Cuba e degli altri Paesi “disallineati” è, se vogliamo, il modo più veloce per trovare un punto di vista “altro”…

Il 2022 è appena terminato (molti diranno: “per fortuna”) e ha lasciato il segno. La fine di ogni ciclo temporale costituisce un’occasione di bilanci, un pretesto per riflettere, e siccome quest’anno è stato difficile come pochi, a maggior ragione è doveroso uno sforzo per far tesoro dell’esperienza.

Come tutti i Paesi del mondo, Cuba ha sofferto e soffre per gli effetti di due avvenimenti – il covid e la guerra nel cuore dell’Europa – che hanno sconvolto il pianeta, ma gli ultimi due-tre anni sono stati per Cuba se è possibile anche più complessi. Sono tante le guerre che in questo momento stanno devastando tanti popoli e tanti Paesi nel mondo, ma questa in Ucraina ci preoccupa tanto prima di tutto perché l’occidente ha una visione supponente ed egocentrica, ma anche perché fatalmente capace di riflessi sugli equilibri globali.

 

 

 

Gli effetti di questi fenomeni generalizzati si fanno ovviamente sentire anche su Cuba, ma a questi se ne aggiungono molti altri di portata geografica se vogliamo più ridotta, che hanno però sul contesto locale un peso drammaticamente maggiore, a partire dalle 243 misure dell’amministrazione Trump che hanno inasprito il blocco economico proprio durante la pandemia, per arrivare agli effetti della complessità dell’improrogabile Tarea Ordenamiento; agli effetti dell’impatto di avvenimenti drammatici come l’esplosione nell’Hotel Saratoga e l’incendio nella base dei supertanqueros di Matanzas; agli effetti dell’instabilità del Sistema Elettrico Nazionale; agli effetti della devastazione provocata dal passaggio dell’uragano Ian; agli effetti della stratificazione dei problemi che hanno influito sulle situazioni di carenza; agli effetti delle immancabili ingerenze esterne da parte degli Stati Uniti che puntano come sempre a minare la stabilità e la pace sociale.

Senza contare il quadro regionale latinoamericano che è in grande fermento, in senso sia positivo che negativo. Se da un lato la “Patria Grande” sembra non aver buttato alle ortiche – come è invece successo da noi – il patrimonio di tradizioni e lotte contro l’egemonia imperialista, il contrasto che questa esercita contro ogni tentativo di smarcamento e indipendenza si fa ogni giorno più subdolo e non cessa la sua opera di destabilizzazione. Trova nuovi modi e nuovi strumenti, ma conserva lo stesso obiettivo di sempre: fagocitare il “cortile di casa”, mutilare le potenzialità dei governi che cercano di affrancarsi da questa nuova ondata di colonialismo. La menzogna continua ad essere il denominatore comune di ogni operazione di questo tipo, così ricorrente da guadagnarsi un nome che la identifica: lawfare, che sarebbe a dire “golpe giudiziari”.

Luiz Inácio Lula da Silva, in Brasile, è stato vittima di derive giudiziarie che lo hanno costretto in prigione per 19 mesi senza alcuna prova, con l’obiettivo di allontanarlo dalla vita politica brasiliana.

Rafael Correa, in Ecuador, ha dovuto scegliere l’esilio prima di essere arrestato e processato per aver guidato un’impresa sociale gigantesca.

Evo Morales, in Bolivia, è stato spogliato della vittoria elettorale attraverso la costruzione di menzogne che hanno propiziato un colpo di Stato e poi l’imposizione di un governo fantoccio, illegale e corrotto, con il fondamentale patrocinio dell’Organizzazione degli Stati Americani. Jeanine Áñez è stata responsabile della repressione della popolazione boliviana, dell’uccisione e del ferimento di decine di civili, e ha portato il Paese a un disastro economico e sociale applaudito solo dal governo degli Stati Uniti.

Alberto Fernández, in Argentina, sta cercando di invertire gli effetti dell’amministrazione Macri, delle restrizioni causate dai prestiti dell’FMI e propiziate dai grandi consorzi mediatici, da alcuni esponenti della «giustizia» e dai settori più reazionari della destra che si stanno già unendo contro la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner: dopo l’attentato fallito, il monopolio mediatico protegge le menzogne e le azioni dei giudici che rispondono all’oligarchia per arrestarla e spogliarla a vita del suo diritto a svolgere incarichi pubblici nel Paese.

Quasi contemporaneamente, in Perù, Pedro Castillo, maestro e leader sindacale eletto presidente della repubblica con il voto popolare, è stato spogliato del suo incarico per la decisione di tre giudici che lo hanno accusato di corruzione senza la minima prova. Sono già oltre 60 i morti e centinaia i feriti tra i manifestanti repressi dalla polizia che chiedono la liberazione di Castillo, la chiusura del parlamento, un’Assemblea Costituente e nuove elezioni.

Situazione calda anche in Guatemala per via della repressione sistematica degli oppositori politici, delle proteste popolari e dei giornalisti indipendenti da parte del governo di destra di Giammattei.

In Honduras, i progressi del governo di Xiomara Castro sono osteggiati dall’oligarchia economico-militare che continua la sua guerra dichiarata a quanti difendono l’ambiente e i diritti umani minando i suoi famelici interessi, come del resto ancora capita in Colombia nonostante l’avvento del governo progressista di Gustavo Petro.

Così come non cessa, naturalmente, la campagna di diffamazione contro il Nicaragua, dove alle elezioni di fine 2022 l’Alleanza del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale ha ottenuto una schiacciante vittoria.

Tutto questo, non dimentichiamolo, fu preceduto nel 2018 dalla farsa del presidente venezuelano ad interim, Juan Guaidó, marionetta nelle mani del governo degli Stati Uniti e della comunità internazionale piegata ai suoi spudorati disegni.

Una situazione complessa e difficile anche solo a raccontarla, sia sul piano locale che su quello internazionale. Noi del CIVG siamo convinti che acquisire elementi per una corretta decodifica dei fatti sia già una meta ambiziosa e la metà dell’impresa.

E’ importante, secondo noi, tratteggiare il quadro generale in cui ci muoviamo e poi “unire i puntini” per trovare una chiave di interpretazione “rivoluzionaria”, come siamo sicuri che continua ad essere il punto di vista di Cuba. Attraverso la sua informale chiacchierata, Gioia ci ha raccontato la vita di Cuba di tutti i giorni, e ci ha aiutati a ritrovare quella chiave.

 

Il CIVG ringrazia il numeroso pubblico accorso all’evento e quanti hanno raccolto l’invito a contribuire ai progetti concreti di piccola solidarietà attiva che il nostro gruppo da sempre persegue per rafforzare la fratellanza con i popoli e per dare uno sbocco effettivo al nostro sostegno. Non mancheremo di aggiornare circa gli interventi a cui sarà destinata la generosità dei compagni e degli amici.